Pubblicato il Ottobre 16, 2013 | da Andrea Guerriero
I segreti della laguna: l’eterna lotta tra Venezia e l’acqua alta
Eccolo, ancora una volta davanti a lui, l’approdo indescrivibile, l’abbagliante insieme di fantastiche costruzioni che la Serenissima offriva allo sguardo ammirato del navigatore in arrivo -Thomas Mann
Quando nel 452 d.c. le popolazioni del litorale si rifugiarono sulle isole dell’estuario per sfuggire all’avanzata dei brutali guerrieri Unni guidati da Attila, non lo sapevano ancora, ma stavano per dar vita alla gloriosa storia di una delle città più famose e celebrate del mondo. Quello che doveva essere un temporaneo rifugio nei piccoli insediamenti di pescatori da poco sorti nelle aree lagunari della costa Veneta si trasformò in un’impresa millenaria, una sfida alla Natura, un’eccezione della Storia. Con la caparbietà, l’operosità, l’ingegno e quel pizzico di follia che gli è proprio, i veneziani innalzarono una città lì dove nessuna persona sensata si sarebbe mai sognata di farlo: nel fango di una laguna caratterizzata da acque basse e terreni affioranti.
Per sottrarsi alle invasioni barbariche di Unni, Goti e Longobardi, che razziarono a ondate il Nord Italia per tutto il corso dell’Alto Medioevo, i veneziani intrapresero la loro battaglia personale contro il mare, plasmando e forgiando una dopo l’altra le centinaia di isole che punteggiavano la laguna, consolidando i molli terreni e difendendoli dalle maree, progettando sistemi di raccolta dell’acqua dolce e funzionali e avanzati sistemi fognari. Il lavoro di ingegneri, carpentieri, capomastri, tagliatori di pietre, vetrai, fabbri, marangoni e falegnami era tenuto così in considerazione che chi avesse aiutato un artigiano ad uscire dai territori della Serenissima, o lo avesse rapito, sarebbe stato severamente punito. Spesso veniva inviato un sicario sulle tracce dell’esule per evitare che rivelasse i segreti della sua arte.
Il lavoro di questi ingegnosi uomini ha consegnato alla modernità quella ‘deliziosa assurdità’ che è Venezia, con i suoi palazzi magnifici, le chiese dorate, e un impareggiabile patrimonio artistico disteso tra dedali di calli, campi, ponti, rii e canali. Un’opera di ingegneria artistica e ostinata passione civile resa possibile dall’amore per la propria terra e dalla passione per il proprio lavoro, che nel suo dispiegarsi ha inventato tecniche e strumenti che fanno tutt’oggi parte dell’arsenale di architetti ed ingegneri, creando una toponomastica urbana così particolare da essere patrimonio dell’umanità tutelata dall’Unesco.
Ad esempio, a Venezia c’è una sola piazza, quella di San Marco, tutti gli altri spiazzi aperti si chiamano campi o campielli, a seconda della misura, e devono il loro nome al fatto che anticamente erano dei veri e propri prati destinati al pascolo o alla coltivazione. Le corti, piazzette spesso senza sbocco dislocate all’interno di un complesso abitativo, si differenziano dai campielli per il carattere di spazio privato, separato dalla viabilità principale. Carattere che è andato via via sfumando con l’aggiunta di centinaia di sotopòrteghi, uno degli elementi più caratteristici dell’urbanistica veneziana, passaggi di collegamento ricavati direttamente dal corpo degli edifici tramite la rimozione di una porzione di altezza pari all’intero piano terreno. Campi, campielli e corti sono poi collegati tra loro da un’intricata maglia di calli e callette, le tipiche strade veneziane incassate tra due file continue di edifici.
Quelle più grandi o di rilevante importanza sociale furono tra le prime ad essere pavimentate con masegni di trachite, lastre di selciato grigio ricavate dalle pietre vulcaniche estratte dai Colli Euganei, da cui il nome di Salizada, letteralmente selciata. Quelle più strette sono invece definite rami, in quanto sono spesso delle vie laterali senza uscita che dipartono da una via principale più grande. Se poi la strada è fiancheggiata da negozi prende il nome di Ruga. Quando invece la strada costeggia un Rio o un Canale viene chiamata Fondamenta. Sono invece dette Rive le fondamenta che costeggiano il Canal Grande e il Bacino di San Marco, banchine portuali per l’approdo delle navi mercantili ai tempi della Repubblica di Venezia, e per questo motivo molto più larghe e prive di parapetti. E poi ancora le Chiovere, ampi spazi destinati a far asciugare i panni dopo la tintura; le Crosere, le intersezioni tra una Salizada e una calle secondaria; i Fontego, grossi edifici per la conservazione delle merci; le Liste, strade disposte nelle vicinanze delle ambasciate straniere; le Marzerie, una variante delle rughe con sole botteghe di merci ai lati. Nel corso dei secoli la città si è trovata poi a dover allargare la viabilità, e dato lo spazio edificabile limitato, si è fatto ricorso all’interramento di stagni, laghetti, aree paludose (Piscine) o interi canali (Rio Terà).
Ma la storia di Venezia non si esaurisce nelle tecniche di costruzione e negli arditi progetti di trasformazione paesaggistica. Se la città lagunare è arrivata intatta in tutto il suo splendore ai giorni nostri lo si deve anche al continuo e faticoso processo di manutenzione dei suoi canali, delle fondamenta, dei palazzi immersi nell’acqua e sottoposti all’incessante flusso delle forze marine, delle pavimentazioni sommerse ciclicamente dall’acqua alta, delle arcate ed intradossi dei numerosi ponti attraversati ogni anno da milioni di turisti. Per non parlare delle trasformazioni necessarie ad una città moderna, come la posa dei cavi della luce e del telefono, che qui assumono ancora una volta i toni di una sfida per l’ingegno dei veneziani. Attività impegnative di cui si occupa quotidianamente Insula spa (braccio operativo del Comune di Venezia per la manutenzione urbana, le infrastrutture e l’edilizia) e che sono raccontate dettagliatamente in questo video realizzato dallo studio veneziano Teodolinda per il sito-progetto venicebackstage. Come funziona il “sistema Venezia”? Come si comportano le maree della laguna? Come sono fatti i rii? E le sponde? Cosa c’è sotto i palazzi? Sono 20 minuti ricchi di informazioni, che solleticheranno indubbiamente la vostra curiosità e che rispondendo a queste ed altre domande vi sveleranno i segreti e le tecniche che si celano all’ombra del Leone di San Marco.