Pubblicato il Marzo 30, 2011 | da Giulia
0L’aperitivo a Venezia: una tradizione a base di Spritz o di Bellini
Veneziani e turisti alla fine del pomeriggio e prima della cena si ritrovano nei bar e nelle osterie, i bacari, per consumare uno dei riti più tradizionali della città: l’aperitivo. Che nel capoluogo veneto è l’internazionale Bellini o il più locale Spritz. Sempre accompagnati dai cicheti, stuzzichini di carne, pesce o verdura.
Chi si ferma almeno due giorni a Venezia viene contagiato da una delle tradizioni più diffuse, l’aperitivo, che si consuma in tutti i bar e locali della città. I barman e i gestori di locali sanno come rendere ‘appetitoso’ questo momento con gli stuzzichini tipici, i famosi cicheti.
Si tratta di assaggini e stuzzichini di carne, pesce o verdure che si trovano sui banconi dei bar. Sono a base di pesce quelli di baccalà mantecato, i bovoléti le chioccioline di mare in aglio e prezzemolo, le canocchie bollite, i pezzettini di polpo bollito, le sarde infarinate, fritte e marinate, i gamberetti bolliti o fritti. Oppure a base di carne, come il muséto fatto con la testina di maiale, i nervéti di vitello con cipolla, la sopprèssa o salame di campagna. Le verdure sono offerte fritte e in pastella.
Le bevande tipiche sono lo Spritz e il Bellini. Il primo è di origine incerta: la leggenda racconta che le truppe austroungariche allungassero con selz il forte vino veneto. Il nome deriva dal tedesco spritzen che significa spruzzare. Alcune varianti prevedono l’aggiunta, al vino bianco prosecco e al selz, di Campari, Aperol o Cynar.
Il Bellini invece è fatto con vino bianco frizzante e polpa frullata di pesca bianca. E’ un cocktail storico, inventato negli anni ’40 da Giuseppe Cipriani, mitico barista dell’ancor più mitico Harry’s Bar. Cipriani diede questo nome alla bevanda perché gli ricordava il colore in un dipinto di Giovanni Bellini. Tra le varianti il Rossini, a base di fragola, il Mimosa con spremuta d’arancia e il Tintoretto a base di melograno. Ascolta il menù dell’Harry’s bar letto da Giuseppe Cipriani.
Foto di ppz