Pubblicato il Gennaio 19, 2012 | da Sergio
0Titanic e Costa Concordia: dal mito all’inchino
Con rispetto per le vittime, mi associo ai commenti che in questi giorni si moltiplicano rispetto al naufragio della Costa Concordia. Mi permetto una riflessione in particolare su alcune situazioni che lo mettono in relazione al suo precedente storico, l’inabissamento del Titanic.
Strage annunciata
Quella del Titanic è a buona ragione da considerarsi, una strage annunciata. Secondo una legge allora vigente le scialuppe da imbarcare dovevano essere un numero proporzionale al tonnellaggio della nave. E non al numero di viaggiatori. Sul Titanic le scialuppe erano sufficienti per meno della metà tra viaggiatori ed equipaggio (1178 persone rispetto ai 3547 imbarcati totali).
Anche quella della Concordia è, anche, una strage annunciata? Senza ombra di dubbio. Sono anni che le navi da crociera spesso mutano la propria rotta per il vezzo di qualcuno a bordo, per i noti ‘inchini’. Questo malcostume, ampiamente documentato dalle immagini di ‘incontri troppo ravvicinati’, è stato avvallato dalle autorità competenti (Compagnie e Capitanerie) senza intervenire in modo deciso. Un incidente quindi prevedibile e quindi annunciato.
Tecnologia
Il Titanic aveva a bordo la tecnologia più all’avanguardia per l’epoca e anche i dubbi sulla bassa qualità dell’acciaio delle paratie (per un presunto ‘risparmio’ da parte degli armatori) sono stati recentemente fugati da dati e analisi scientifiche. C’era tutto sul Titanic, ma non i binocoli. Quelli che impedirono alle vedette Frederick Fleet e Reginald Lee di avvistare in tempo l’iceberg. Per la fretta di partire non li avevano caricati a bordo.
Per quanto riguarda la Concordia, mostro di tecnologia al pari di tante sue consorelle che solcano i mari, a bordo è mancata la consapevolezza in quella stessa tecnologia. L’arroganza dell’uomo (degli uomini di comando) ha impedito che “i binocoli” che erano a bordo fossero considerati indispensabili per una gestione della navigazione. Da completo ignorante mi chiedo: come possono i sonar non aver indicato in tempo la presenza di scogli? Come mai quei ‘binocoli’ non hanno avvisato dell’ostacolo? Erano stati posti in un ‘cassetto’ ?
Terza classe
Il Titanic nel suo ultimo viaggio, dopo essere passato da Cherbourg in Francia, arrivò a Queenstown, l’odierna Cobh, in Irlanda. Qui a causa di uno sciopero dei minatori del carbone vennero imbarcati numerosi migranti irlandesi che avrebbero dovuto prendere altre navi dirette a New York. La mala sorte fu beffarda con questi ultimi che stipati in terza classe furono tra le principali vittime del naufragio.
Sul Concordia non c’erano migranti, ma viaggiatori di piacere. Ma tra loro c’era una terza classe. Era quella dei lavoratori a contratto a termine provenienti da diversi paesi. Scrive l’associazione Consumatori Associati: “Ci risulta che il personale impiegato sulle navi provenga dai paesi del Terzo Mondo (Bangladesh, Filippine, Cina etc.) venga pagato solo poche centinaia di dollari al mese per turni che possono essere superiori anche a dodici ore di lavoro continuativo per dieci giorni consecutivi. Si tratta di personale che non parla l’italiano e che, secondo le testimonianze dei passeggeri, si è dimostrato impreparato a gestire l’emergenza”.
Eroi
Sul Titanic si sprecarono atti di eroismo e di responsabilità. L’orchestra che fino alla fine suonò per alleviare la pena di chi era rimasto a bordo. Edward John Smith, il Capitano del Titanic, che dopo aver gestito come poteva l’evacuazione della nave, si è inabissato con la Sua nave. E anche il comandante della nave Carpathia, Arthur Henry Rostron, che meritò grande menzione per la decisione di invertire la rotta in acque infestate da ghiacci per portare soccorso ai naufraghi.
Anche sul Concordia si sono verificati atti di eroismo. L’ufficiale Manrico Giampedroni ha aiutato decine e decine di persone a mettersi in salvo sulle scialuppe prima di sprofondare in una voragine da cui per fortuna è stato recuperato. Lo staff che non ha abbandonato la nave e seppur forse un po’ ‘inadeguato’, ha avuto un ruolo nella messa in salvo dei passeggeri. L’ormai mitico De Falco con il suo “Cazzo lei ora torna a bordo!”. I soccorritori della Marina, i Vigili del Fuoco, gli uomini dell’elisoccorso, fino ai cittadini del Giglio che hanno accolto i naufraghi.
Vigliaccheria
Del Titanic non sono riportati atti di vigliaccheria a bordo, ma il disonore accompagnò per il resto della sua vita l’unico passeggero giapponese, Masabumi Hosono. La sua colpa: essersi salvato. Hosono aveva tradito l’etica del samurai gettandosi nell’ultimo posto disponibile sull’ultima scialuppa disponibile. Fino alla sua morte, e anche le generazioni successive, nel suo Paese fu marchiato dal disonore.
Sui gesti di vigliaccheria sulla Concordia varrebbe la pena di stendere un velo pietoso e aspettare che le indagini facciano il loro corso. Ma quanto sappiamo (e soprattutto abbiamo sentito) ci permette di avanzare un giudizio: disonore massimo per il Comandante e i suoi giochi, ma anche disonore a chi non si è mai opposto a quei giochi, a chi non ha onorato la legge del mare, a chi è scappato prima di fare il proprio dovere. Per cui era lautamente pagato.
Comunicazione
Oggi come allora qualcosa non ha funzionato. Prima dell’impatto con il ghiaccio al Titanic erano arrivate diverse segnalazioni di possibile pericolo da navi presenti nella zona. Alcune delle segnalazioni non arrivarono nemmeno alla plancia di comando perché il marconista era impegnato a trasmettere e smistare i messaggi che i passeggeri inviavano a terra: 10 parole per 2 dollari.
Sulla Concordia è mancata la comunicazione tempestiva e onesta tra chi doveva gestire l’emergenza e i viaggiatori da salvare. Un eccesso di comunicazioni c’è stato con chi non era a bordo (gli armatori) per pararsi preventivamente dalle indagini. Una mancanza di comunicazione c’è stata tra l’equipaggio e i viaggiatori per mancanza di un idioma comune. Un eccesso di comunicazione c’è stato tra gli ufficiali che hanno seguito Schettino sulla scialuppa. Una mancanza di comunicazione c’è stata tra chi gestiva l’emergenza e i salvatori venuti da terra e cielo. Un eccesso di comunicazione c’è stato a Meta di Sorrento che ha accolto con striscioni (“Tieni duro capitano”) un imputato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave. Una mancanza di comunicazione è quella che a oggi non ha ancora fatto decidere alla Costa Crociere di ‘sospendere’ il suo comandante.
Arroganza
L’arroganza era nel Dna del Titanic: era l’inaffondabile ed era un gioiello di tecnologia. Ma era il mondo stesso che era attraversato dall’arroganza: era l’inizio del Nuovo Secolo, l’epoca delle scoperte, dell’avventura, della sfida ai mari, ai cieli e alla terra con l’espansione delle ferrovie, dell’euforia militare, della Bella Époque, dell’esplosione del commercio mondiale, delle Esposizioni Universali, di correnti artistiche, l’inizio della società dei consumi. Ma era una arroganza sana volta al progresso.
L’arroganza di cui invece la tragedia della Concordia è espressione è una arroganza malata, un protagonismo personale, una arroganza bambina in uomini adulti e con responsabilità enormi, una arroganza incapace di trasformarsi in forza, una arroganza che diventa meschinità, paura, fuga, piccineria.
La Concordia come metafora di vita, come metafora di una Italia che deve cambiare, che deve liberarsi degli Schettino che ci sono a tutti i livelli.