Pubblicato il Ottobre 20, 2018 | da Leo Luongo
0Spinti dal vento tra Pescara e Pelagosa
Luglio, sul porto canale di Pescara sistemo la cambusa e pulisco gli interni di “Alira”, uno sloop in compensato marino progettato da Ernesto Quaranta, robusto, leggero, veloce e facile da condurre. Sono in attesa dell’arrivo di Elena che mi raggiunge a metà giornata con il Flixbus da Milano, ci attende una settimana di pura vela, bighellonando tra le coste e le isole dell’Adriatico a sud di Pescara. Molliamo gli ormeggi in serata per raggiungere il porto di Ortona, qui passiamo la notte all’ancora rinfrescati da una bella arietta che arriva dalla Maiella. Al mattino a ridosso della diga foranea verso sud, gettiamo ancora l’ancora per fare un po’ di pulizia d’alghe nell’opera viva.
Piano, piano, con la prima brezza ci muoviamo verso sud, Elena si fa trainare a poppa da una cima galleggiando e sonnecchiando a filo d’acqua cercando di scrollarsi di dosso le tensioni della metropoli. Ci fermiamo di fronte ai trabucchi di San Vito Chietino, con il tenderino guadagniamo terra per una sosta d’obbligo: pranzo a “Le frit c’est chic”, premio Gambero Rosso 2016 street food per l’Abruzzo. Favoloso, un piatto a 5 €, e che piatti, dalla frittura, all’insalata di mare, alle alicette marinate… il tutto annaffiato con un fresco Trebbiano d’Abruzzo. Con ancora il sapore di mare in bocca prendiamo il largo puntando verso le Tremiti, una tirata di 45 miglia. Verso l’una di notte, accolti dalle strane voci delle Diomedee che ricordano il pianto dei neonati, gettiamo l’ancora tra San Nicola e San Domino, qui, inutile dirlo, il risveglio al mattino tra le cicale che pompano, il profumo della macchia, il sole che scalda deciso e un tuffo nelle acque cristalline delle Tremiti è sempre una botta di energia vitale che ti trasporta in un’altra dimensione. Scorpacciata di bagni e di sole fino al pomeriggio.
Il richiamo della “nostra isola” è forte e si fa sentire. La “nostra isola” è Pianosa, la più lontana e piccola isola distante ancora 12 miglia verso la Croazia, esplorata e depredata di grossi capperi già negli anni passati, in barba al divieto di attracco, divieto nato per via delle bombe ancora presenti vicino alle sue coste – bombe depositate dagli aerei di ritorno dalle incursioni nell’ultimo conflitto mondiale; d’altronde sull’Alira, quando si è scorazzati dai soffi di Eolo ci si sente liberi e senza confine.
In realtà quest’anno facciamo rotta su Palagruža (Pelagosa), l’isola croata più lontana dalla costa; fare una puntata verso quest’isola non comporta fare gli odiosi documenti necessari per sbarcare in Croazia. C’è solo un vecchio faro in cima alla sommità dell’isola con annessa una struttura abitabile recentemente restaurata per ospitare vacanzieri che cercano l’isola e l’isolamento. In quest’isola arriva una barca una volta alla settimana, il cibo e le vettovaglie vengono trasferite al faro direttamente da una teleferica che parte dal mare.. Al mattino colazione e breve tuffo dando una rapida occhiata al fondale ricco di saraghi, orate e murene. Ripartiamo per percorre 25 miglia verso Pelagosa che non tarda a manifestarsi all’orizzonte, data la sua discreta altezza al cui culmine si erge un faro. Qui troviamo riparo nella zona usata dai pescatori che girano attorno all’isola fino a riempire la barca di aragoste. Arriva anche una barca che batte bandiera croata guidata da una simpatica famigliola tedesca. Dopo la raccolta di capperi freschi fatta durante la nostra esplorazione del pomeriggio decidiamo di invitare a cena per un piatto di spaghetti al tonno la famigliola
Al mattino seguente dopo una ricca colazione puntiamo decisi verso Peschici sul Gargano. Qui puntualmente ritroviamo il simpatico Giuseppe, nostromo della Baia, che ti fa ormeggiare nel punto ideale per la stazza e tipologia dell’imbarcazione e ti consiglia dove andare a cenare, ci si può fidare!!! Naturalmente una birra fresca nella spiaggia del porticciolo non ce la toglie nessuno, la cena poi a base di piatti pugliesi e sapori di mare è la giusta ricompensa alle miglia percorse sotto il caldo sole di luglio. Ed eccoci ancora una volta sulla via del ritorno per Pianosa, un po’ spostati verso est per via del vento contrario, qui ci godiamo ancora uno splendido tramonto da non condividere con nessuno, a volte un po’ di sano egoismo non guasta.
All’alba si riparte, dobbiamo percorrere 55 miglia verso Ortona, salutiamo con un arrivederci la nostra piccola isola. Dulcis in fundo un bel tonnetto per riempire la cambusa, pranzo e cena assicurati, tra sushi e pasta al tonno fresco. Elena rimane deliziata assaggiando la carne del pesce appena sfilettato “non ho mai assaggiato una cosa così, al di là del sapore sembra materia viva in bocca”. Ci attende il porto di Ortona dove questa volta troviamo l’ormeggio in banchina nello spazio per le imbarcazioni al transito, colazione a terra il mattino dopo con brioche e cappuccino e si riparte a malincuore per l’ultimo step fino a Pescara. Alla prossima…
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