Rugby e le sue tante storie

Ci sono tante buone ragioni per girare il mondo e, per me, il rugby è proprio una di queste. Siamo nel periodo di 6 Nazioni, il più antico torneo di rugby del mondo. La nostra cara vecchia Europa è culla per molte discipline sportive e gli appassionati di ogni genere possono trovare di che divertirsi.

Non è diverso per noi amanti della palla ovale: Cardiff, Edimburgo, Londra,Tolosa, Biarrizt… quanti posti dovremmo mettere in lista per fare il giro del mondo per la palla ovale!? I luoghi sono davvero molti, ma nulla è più importante di una piccola cittadina delle Midlands, quel villaggio dove tutto ebbe inizio: Rugby.

Ovviamente lo sport prende il nome della città (o per dire… villaggio) dove è nato. Le origini del rugby sono permeate di leggenda. Si dice che nel lontano 1823, un ragazzo di nome William Webb Ellis prese in mano un pallone e corse ad appoggiarlo dietro la linea della porta da calcio. Il tutto avvenne all’interno della prestigiosa Rugby School, una “prep” (scuola preparatoria) dove i giovani di buona famiglia venivano mandati per prepararsi alle migliori università. Webb Ellis e i suoi amici stilarono poi le regole che diedero vita a questo sport. L’Inghilterra però è piena di tradizioni popolari con gare tra un villaggio e l’altro che ricordano le moderne partite. Molto di ciò che Webb Ellis mise su carta arriva da lì. La zona è celebre per la sua scuola ma ciò che è sorprendente è l’intero villaggio.

Rugby ha in sé il sapore stesso del gioco di squadra. Io ci sono arrivata lì da Leicester con un autobus di linea molto comodo che, in circa un’ora, mi ha portata dritta alla piazza del mercato di quel paese. Quando sono scesa non mi sembrava vero di essere lì, mi sentivo come una bimba la prima volta che viene portata ad un grande Luna Park. Il rugby (lo sport, questa volta) giocato mi ha insegnato l’importanza del dettaglio senza mai perdere di vista la visione d’insieme dell’interno gioco.

Ho applicato questo concetto alla visita alla città. L’ufficio turistico è facile da trovare e può darvi qualche dritta sui posti da vedere. Ovviamente il Rugby Museum non si può perdere, non fosse altro per il fatto che non mi era mai capitato di entrare in un museo da un negozio sportivo. Esso si trova sul sito del vecchio negozio Gilbert, non il primo fondato molto molto tempo fa, ma sicuramente quello più storico.

Ovviamente non perdetevi la visita alla Rugby School. Per me visitare la Rugby School è stata un’emozione grande. Osservare con i miei occhi il punto dove tutto è nato mi ha fatto venire la pelle d’oca. Per poterla effettuare è necessario prenotare. Ci sono dei periodi in cui non è possibile entrare nella scuola e per questo è fondamentale scrivere anticipatamente e concordare una data. Quando ho varcato quel cancello mi sentivo quasi come se stessi violando un suolo sacro. Mi sono guardata in giro e mi sono detta che in quel villaggio si può capire davvero cosa vuol dire giocare per una meta comune.

Ogni abitante di Rugby cerca di portare avanti la comune corsa verso l’obiettivo del paese: raccontarsi e far comprendere che in quel luogo c’è sempre stato qualcosa di speciale. Nell’aria, nella gente, nell’atmosfera, nella campagna. Lo sapeva Lawrence Sheriff nel 1597, quando fondò la scuola. Lo sapeva Webb Ellis, che fece quella mitica impresa nel 1823. Lo sapeva Lewis Carroll, che fu illustre alunno della scuola assieme a molti altri. Lo sapeva il Signor Gilbert che capì che la forma ovale era più consona a quel gioco nuovo appena nato. Lo sanno tutte le persone che ogni giorno si svegliano qui e qui cominciano la loro giornata. Il mio consiglio è quindi di andarci e visitare la città con il cuore aperto.

Che voi siate a Londra per il Sei Nazioni o per un test match oppure che siate a Leicester per veder giocare i Tigers poco cambia. Vale anche se siete in Inghilterra per qualsiasi ragione lontana dallo sport.

Godetevi il rugby giocato, ma andate anche in cerca di quella visione d’insieme fatta di storie di piccoli club o di luoghi storici e di storie che amano essere raccontate. Non perdetevi l’opportunità di andare oltre e scoprire i tanti piccoli giocatori che fanno squadra per rendere grande quello che un tempo era solo un villaggio di campagna. Concedetevi una birra sorseggiata con calma, gustatevi la tipica cucina del posto, camminate con il naso rivolto in alto, scambiate due parole con chi incontrate.

Il viaggio vi avrà portato lì e mille altre storie vorranno venire via con voi.

Photo Credit © 2014 Gianluca Vecchi


A proposito dell'autore di questo post

Travel blogger e scrittrice freelance: classe 1978, sbrindola, poliglotta e viaggiatrice per indole. Nasco e cresco in Veneto, divento grande in Svizzera per poi coltivare le gioie del cuore in Emilia. Mi piace viaggiare con i mezzi pubblici, con gli occhi ben aperti e con il cuore curioso. Ho una passione sfrenata per le Isole Britanniche e per i piccoli luoghi che non aspettano altro che essere raccontati.



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