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Pubblicato il Aprile 2, 2013 | da Sergio

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Una Wedding Photographer in viaggio tra San Diego e New York

La California è la culla del mercato del Wedding, quello a cui guardano tutti i professionisti del settore a livello mondiale. Per la nostra amica Erica, giunta su questa sponda dell’oceano per partecipare al Wppi, il Wedding & Portrait Photography Conference & Expo di Las Vegas, si è quindi materializzata la possibilità di collaborare con una wedding planner del luogo.

Grazie ad una Wedding Planner italiana di forti influenze anglosassoni, Barbara di Fatamadrina , ho avuto modo dopo un ‘tam tam’ di tweet durati qualche giorno di poter collaborare con Elisa Sutter di Elisa Sutter events di San Diego”. Una collaborazione che ha permesso di dare vita ad un fantastico Engagement Shooting in perfetto stile Sud Californiano.

Prima di arrivare a San Diego Erica e Marco (marito e compagno di viaggio) hanno fatto tappa a Los Angeles, che oltre ad essere lo scenario di mille e più telefilm americani, è anche la sede di mille e più fotografi di matrimonio, tra i più quotati e seguiti al mondo.

Volevo vedere i luoghi che fanno da sfondo alle migliaia di immagini viste con occhio sbalordito nei più famosi blog e riviste di settore. Los Angeles non tradisce l’immaginario di tutti noi, dall’Hollywood Boulevard, la strada delle stelle delle celebrità, al traffico, i grattaceli, alla sontuosa Beverly Hills, con le sue case eleganti e maestose”. Ma offre anche scorci come Griffith Park e tutte le colline circostanti che sono piccole oasi di benessere, da casa nella prateria. Da non dimenticare la stilosa Santa Monica, con le sue spiagge infinite, i locali di tendenza ed i negozietti trendy.

San Diego è un’altra cosa, è caratterizzata da una forte influenza messicana, da una città vecchia dalle architetture spagnoleggianti, e da un centro della città con i grattaceli urbani tipici delle città americane. “Lo shooting, ci racconta Erica, non poteva che essere allestito in Presidio Park, nella città vecchia, un parco con al centro una struttura colonica messicana, ora diventato un museo, simbolo di San Diego”. I protagonisti dell’Engagement Shooting sono clienti di Elisa che si sposeranno a luglio, una coppia mista, lei messicana e lui libanese.

Per chi non lo sapesse un Engagement Shooting, ancora poco conosciuto in Italia, non è una “prova” generale prima del giorno del “Sì”, ma un vero e proprio servizio fotografico alla coppia ancora fidanzata. In sostanza si coglie l’occasione sia per avere un ricordo fotografico (professionale) prima del matrimonio, sia per capire quale genere fotografico faccia sentire tutti a proprio agio. L’Engagement Shooting è chiamato anche Engagement Session e quindi ovviamente E-Session.

Damaris ed Omar, i due ragazzi fidanzati, mi spiegano che pur essendo di religioni diverse, lei cattolica e lui mussulmano, le famiglie troveranno sicuramente un sano compromesso nello svolgimento della cerimonia, ma anche nell’organizzazione dell’evento, un momento per ironizzare sui contrasti e le diversità di origine. I ragazzi cresciuti insieme al liceo sono stati di una delicatezza sconfinata, nei gesti, nei modi, nella riservatezza, che poi è subito diventata socievolezza, ed allegria una volta trovata l’intesa con me e la mia macchina fotografica”.

Elisa ha impostato tutto l’allestimento sui colori tipici messicani rosso e blu, quindi i fiori di carta, il Save the Date (letteralmente “ricorda la data”, una grafica che si utilizza per ricordare agli invitati il giorno del matrimonio, una specie di pre-partecipazione), la cartellonistica, il plaid per il picnic. “Un picnic vero e proprio, con tanto di cestino, spumante per il brindisi, sandwich, e Cup Cakes!”.

Tutti ma proprio tutti quando si parla di Engagement Shooting dicono: “ma io non vengo bene nelle foto, non sono fotogenico, non riesco a stare in posa, mi viene un’espressione da idiota!“. È per questo motivo, sottolinea Erica, che i primi dieci minuti sono un po’ di imbarazzo, ma sono anche i momenti in cui si prendono un po’ le misure con il fotografo e con l’atmosfera. Ma poi scatta qualcosa, scatta l’intesa e ci si inizia a divertire, il fotografo e la coppia. Bravissima inoltre Elisa, che come una voce fuori campo, interveniva con battute e risate al rito della posa e dello scatto.

Questi sono sempre momenti di leggerezza, in cui sentendosi anche un po’ frivoli e goliardici, vengono sicuramente esaltati atteggiamenti di intesa, e gli scatti non possono che risultare spontanei e poco composti. “Elisa è stata un elemento importante per creare un’atmosfera goliardica ed ironica e l’allestimento è stato studiato proprio intorno alla coppia per rappresentarla al meglio”.

Al rientro a Los Angeles Erica e Marco si sono dedicati all’organizzazione della successiva tappa del loro soggiorno: New York! Cinque giorni per un viaggetto con la V maiuscola, a scarpinare a destra a manca per cercare, capire, vedere, vivere e “fissare intensamente tutte le persone più disparate per coglierne ogni sfumatura”. “Lo so che è maleducazione fissare la gente ma non riesco a farne a meno, è come se osservando attentamente gli atteggiamenti, i movimenti, i modi di fare riuscissi a vivere ancora più pienamente il viaggio

All’arrivo a New York i nostri amici capiscono immediatamente qual è la prima differenza con la California: le temperature miti diventano lontani ricordi. “Quella cosa bianca che vediamo dal finestrino non è nebbia, ma neve!”. Scesi dall’aereo la situazione è subito chiara: freddo e poi ancora freddo e se non bastasse anche vento gelido.

Ma il clima alla fine non riesce a scalfire minimamente la meraviglia di questa città, di questo tour in strade viste mille volte in televisione, circondate da grattacieli immensi, con la gente che corre con il bicchierone di caffè in mano, i chioschetti di hot dog, i negozi di lusso, i tombini che fumano, i colletti bianchi che schizzano come frecce.

Per visitare Manhattan ci vogliono almeno 5 giorni, ci racconta Erica. L’Empire State Building, il MOMA (Museum of Modern Art), Time Square alla sera, il museo di Storia Naturale, Central Park, il Ponte di Brooklyn, Greenwich Village, Soho, Chelsea per non parlare dei mille ristoranti di ogni genere e nazionalità in ogni angolo della città, dai design più disparati”.

New York, ci dice infine Marco, è molto di più dell’immaginario collettivo perché entrando nelle sue vene palpitanti ti senti trasportare da questo fluido vibrante che dà il ritmo alla Città del Mondo per antonomasia! La città degli estremi: dai vizi alle virtù, del bene e del male. Qui si ha la sensazione che tutto possa essere e che tutto il mondo alla fine converga qui”.

Terminati i 5 giorni, con i piedi stanchi, le labbra ferite dal freddo e il naso gocciolante, Erica e Marco salutano gli Stati Uniti, ringraziando per questa eterogeneità di emozioni, per l’esperienza intensa, per questo assaggio fugace ma indimenticabile. “Grazie soprattutto per averci dato una grinta che non sapevamo di avere ed una prospettiva di un futuro spesso offuscato dal nostro mondo latino un po’ troppo melanconico”.

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A proposito dell'autore di questo post

Giornalista professionista, appassionato di animali e viaggi, cibo e informatica. Sognatore di professione, cerco di rendere migliore questo mondo raccontando e raccogliendo le piccole esperienze quotidiane che messe insieme fanno una vita. I miei figli dicono che è più facile saltarmi che girarmi intorno. Ma quella è solo apparenza. La sostanza è una costante attenzione per le cose belle e buone che questo mondo ci mette tutti i giorni nel piatto.



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