Pubblicato il Febbraio 27, 2014 | da Maurizio Beolchini

The Quiet City, ritratto di Parigi in Inverno

No future, no past, just the eternal present.” Nessun futuro, nessun passato, solo l’eterno presente! Così Andrew Julian ha scelto di lasciare attraverso alcuni video una traccia delle sue esperienze alla scoperta del lato più intimo di alcune delle città più belle del mondo. Condividere queste esperienze è il modo che preferisce per sentirsi vivo e fare la sua parte nel Mondo.

In questo video ha deciso di tornare a Parigi in inverno per conoscerla al di fuori degli stereotipi offerti ai turisti. La difficoltà maggiore è stata di convincere i custodi dei musei a lasciargli fotografare le opere e l’architettura e dargli modo di lavorare nei momenti di minor affluenza turistica. Julian ci tiene a ringraziare Elisabeth che gli ha permesso di entrare all’Ecole del Louvre e di fare un tour esclusivo.

Per conoscere l’anima più intima di una città dobbiamo superarne l’aspetto più commerciale accompagnato dalla folla, dalla fretta e dalla bella stagione, tre caratteristiche non propriamente adatte a conoscere Parigi al di là dei luoghi comuni. Andrew Julian e sua moglie Claire provano ad andare oltre, al di là dello specchio, entrando nell’intimità del quadro, più da personaggi che da spettatori. La loro è una visione originale di Parigi cominciando proprio dalla scelta di una stagione diversa e di un ritmo più lento, invernale, esplorando la città in orari che non si addicono ai turisti.

Alla solita cartolina parigina con la Tour Eiffel sullo sfondo, i boulevard e le nuvolette pennellate di rosa in un’aurora quasi simbolica, Julian preferisce la luce flebile e fredda di un mattino invernale che sembra quasi bagnare il boulevard. Le poche auto che lo percorrono lentamente ricordano la pigrizia di una qualunque domenica invernale. Il pavé riflette le prime luci del mattino, le stesse che illuminano le palazzine di Montparnasse e l’azzurro del cielo visto da sotto l’Arc de Triomphe è attraversato da nuvole che sembrano correre più veloci dei nostri passi.

Ci piace questo tempo lento, very spleen, very Baudelaire style, che ci restituisce una Parigi diversa e particolare. Ed è forse la stessa domenica, certamente alla stessa ora del mattino, quando passeggia lungo la Senna davanti alla Sainte Chapelle, bella come fosse una piccola Notre Dame, attraversa una deserta Place Charles De Gaulle di fronte all’Arc de Triomphe ed esplora la bellezza di una Notre Dame quasi Disneyana se vista da dietro le grandi vetrate.

Julien non si accontenta delle prime luci del mattino, ma riprende anche il fascino di una notte invernale parigina, sotto la pioggia. Ci accompagna all’interno dell’Ecole del Louvre e del Sacre Coeur, ma anche alla scoperta di un Louvre avvolto da un’atmosfera quasi surreale, niente code e confusione all’ingresso.

La statua del pensatore di Rodin apre alla fase finale della Parigi raccontata da Andrew Julian. Nevica sui giardini delle Tuileries e sul Bois de Boulogne, sui due puttini che sembrano già il preludio di un gran finale finale. Ma Andrew ci delizia con una vera citazione cinematografica: Marlon Brando che spettinato e con lo stesso cappotto chiaro color cammello del film di Bertolucci, risale di spalle lungo una rampa di asfalto verso il cielo grigio per andare forse al suo appuntamento con Maria Schneider o incontro al suo destino.

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A proposito dell'autore di questo post

Un'amica giornalista mi chiamò nell'87 architetto pentito perché dopo l'esame di stato passato con 40 avevo scelto di aprire un Pub. Poi nel 2000 in piena bolla Internet ho finalmente scoperto che la birra irlandese era migliore di quella di Porta Romana e dopo avere venduto tutto su Ebay come Matteo Caccia sono partito per Dublino. Dopo quindici anni di andarivieni mi è pure passata la paura del volo e sento fratello questo leggendario popolo irlandese a metà tra il pragmatismo inglese ed il possibilismo napoletano!



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